
URSS: LA PROSTITUZIONE CHE NON C'ERA (MA C'ERA) di Yuri Colombo
Uno
degli scoop giornalistici della scorsa settimana sono state le
rivelazioni dell'ex capo del Fbi James Corney. In Russia ci sono tra
le più belle prostitute del mondo, avrebbe confidato Putin a Trump,
secondo Corney. Un'affermazione che rivelerebbe uno degli aspetti del
rapporto tra i due leader e il carattere misogino già in alcuni casi
venuto alla luce del presidente russo.
A
me personalmente non interessa sapere se la confidenza risponda a
realtà. E neppure domandarmi se le sex-workers russe siano tra le
più belle del mondo (anche se ovviamente essere bionda, avere gli
occhi chiari e le gambe lunghe risponde ad alcuni canoni di bellezza
occidentale contemporanea).
Ciò
che mi interessa questa settimana raccontarvi, sono alcuni caratteri
della prostituzione in Russia, forse poco conosciuti.
In
Urss la prostituzione non c'era. O meglio, non c'era per il partito
comunista e per lo Stato. Secondo l'ideologia dominante, in Urss
erano stati risolti con l'avvento del socialismo tutti i problemi
sociali da cui derivava la prostituzione, e quindi questa, d'incanto,
aveva smesso di esistere. Quindi evocarla era proibito, e insensato
parlarne.
La
prostituzione non esisteva nei film, nella letteratura e soprattutto
nel codice penale visto che non si può punire qualcosa che non
esiste.
Ovviamente
la prostituzione continuò ad esistere ai margini della società
sovietica anche se tutte le ex prostitute comprese quelle dell'epoca
della NEP erano state inviate diligentemente al GULag da Stalin.
In
un interessante articolo apparso recentemente sul blog di Maxim
Mirovic, si ricostruisce la realtà della prostituzione nel
socialismo realizzato Negli anni '60 una prestazione sessuale a
pagamento sembra costasse dai 2,5 ai 10 rubli, un prezzo non
particolarmente alto se si tiene conto che il prezzo di una bottiglia
di vodka era fissato dal piano a 2,87 rubli. La prostituzione era
anche perseguita, ma derubricata a disturbo della quiete pubblica o
addirittura a teppismo Ciò che probabilmente non esistette almeno
fino agli anni '70, fu un'organizzazione strutturata della vendita
del sesso. Negli anni '70 infatti iniziò il turismo di massa
straniero in Urss che ebbe come effetto la nascita del “farsovsik”.
Il farsovsik era una figura border-line. Spesso lavorava con gli
stranieri come guida turistica o traduttore, ma si impegnava anche in
piccoli traffici illeciti come la compravendita di beni vietati in
Urss: i jeans, le calze di nylon, i dischi di musica pop. Tra i
servizi per i turisti stranieri che volevano rendere piccanti le loro
serate a Mosca o Leningrado c'era quello di procurare ragazze
piacenti. Grazie ad accordi con il personale degli hotel e il
beneplacito del KGB (il quale attraverso le prostitute raccoglievano
informazioni sui cittadini occidentali), si vennero a creare le prime
reti commerciali della prostituzione. Tuttavia la prostituzione restò
un fenomeno relativamente artigianale, spesso vissuto dalle donne che
la praticavano come un secondo lavoro o come un mezzo per entrare in
contatto con uomini stranieri.
Con
la perestrojka la prostituzione fuoriuscì dal cono d'ombra in cui
era stata avvolta per 70 anni e se ne iniziò parlare pubblicamente.
Nel 1989 il film Interdevuska,
in cui si narrava la vita di una giovane prostituta sovietica,
divenne un caso oltre che cinematografico, di costume.
Sull'onda
della crisi della seconda metà degli anni '80 e '90 la prostituzione
in Russia esplose, accompagnandosi alla crescita della criminalità
organizzata e del gioco d'azzardo. Gli hotel gestivano la
prostituzione come parte integrante del proprio business, producendo
un abbassamento della qualità dei propri servizi e riducendo la
sicurezza dei propri clienti.
Fu
proprio Putin a rendere nuovamente la prostituzione illegale nel
2000. In Russia è punito non solo lo sfruttamento della
prostituzione ma anche l'attività stessa con una multa che va dai 30
ai 1000 euro circa. Gli hotel sono stati inoltre “ripuliti” dalle
ragazze che bivaccavano tutto il giorno nelle hall. Nell'era Putin
però accanto alla prostituzione classica è tornato in auge il
semiprofessionalismo dell'epoca sovietica. In una inchiesta del 2010
della Komsomolskaya
Pravda si metteva in
luce come il 61% delle donne russe potenzialmente fossero disposte ad
avere rapporti sessuali su base commerciale. E non solo direttamente
per danaro ma anche per ricevere regali o in cambio di una vacanza
con il cliente in un resort in Turchia o in Egitto. Internet
ovviamente oggi gioca un ruolo importante per la promozione di questa
specialissima merce come in ogni parte del mondo, ma anche nelle
saune o nei parchi il cliente può trovare facilmente compagnia.
Si
può forse concludere che al di là del fatto che questa sia la
personale opinione del presidente russo, le prostitute russe sono tra
le più belle del mondo perchè molte donne russe si prostituiscono,
ricaduta di quella prostituzione generalizzata della società
borghese, già fustigata da Marx nel Manifesto del Partito Comunista.
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